Dopo il successo di The Whale (circa 50 milioni di dollari a fronte di un budget ammontante a una frazione di quella cifra) ci si poteva attendere che Darren Aronofsky avrebbe raggiunto piena libertà produttiva, che d’altro non è mai mancata in un corpus di opere che inizia con Pi – Il teorema del delirio e include opere folli come The Fountain o il delirio veterotestamentario Noah, senza parlare del metaforico mother!
E questo Una scomoda circostanza – incomprensibile titolo italiano dell’originale Caught Stealing – è a tutti gli effetti un film totalmente libero, frutto di un antico innamoramento del regista per la serie di romanzi di Charlie Huston, qui sceneggiatore, nonostante abbia tutto l’aspetto del classico film alimentare o dell’opera prodotta di malavoglia per ingraziarsi i produttori.
Aronofsky invece raccoglie un cast impressionante (Austin Butler, Zoe Kravitz, Matt Smith, Regina King, Vincent D’Onofrio, Liev Schreiber) e lo usa in un film che è in quasi totale opposizione alla sua carriera: un thriller / neo-noir / commedia sulla scia tanto dei film post-Tarantino quanto della deriva più scanzonata alla Guy Ritchie, con una spruzzata di Afterhours di Scorsese.
Il protagonista Hank ex promessa sportiva giovanile e attualmente barista in una New York multietnica, impegnato in una relazione felice e soddisfacente, vede la propria vita stravolta quando il vicino di casa Russ, losco punk-rocker, gli chiede di badare al suo gatto per qualche giorno. In breve tempo Hank viene minacciato da vari criminali, uno più feroce dell’altro, alla ricerca di una grossa somma di denaro rubata da Russ. Seguiranno peripezie sempre più assurde, violenza sopra le righe, momenti drammatici ed epifanie.
Risolta la pratica della trama, si può facilmente intuire come la pellicola richiami in tutto e per tutto un certo cinema di fine anni ’90 – e d’altro canto l’anno in cui si svolge la frenetica vicenda è il 1998. Un film dunque al di fuori del tempo, questo Caught Stealing, è non è che Aronofsky faccia molto per svecchiare una formula innestandovi il proprio sguardo o le proprie ossessioni: a un certo punto sembra che Hank stia per diventare il classico protagonista aronofskiano, in preda a una crisi da cui uscirà trasformato o martirizzato, ma neanche eventi davvero drammatici scuotono più di tanto il personaggio, almeno fino all’obbligatorio finale redentivo.
Più interessante invece lo sguardo cinico, nichilista, quasi amorale, con cui il regista ritrae Hank, resistendo persino alla tentazione della svolta mistico-religiosa che ci si poteva aspettare nel momento in cui entra in scena una coppia di ebrei ortodossi criminali. Ed è forse l’unico aspetto di reale sorpresa di un film che, pur nella sua sentita e vivida descrizione di New York e del suo variegato sottobosco (da evitare quindi il doppiaggio se possibile) e in una colonna sonora post-punk a cura dei lanciatissimi Idles, fa fatica a emanciparsi da una dimensione industriale.
Intendiamoci, Caught Stealing è un film che evidentemente Aronosfky ha goduto molto a girare – per la carica erotica delle prime scene, per il parossismo di violenza che fa capolino, per alcune trovate comiche divertenti – ma che è anche piuttosto dimenticabile nel suo non aggiungere nulla a un sottogenere non soltanto vecchio, ma ai tempi abusatissimo, e che invece incespica quando vorrebbe farsi prendere più sul serio (in particolare la parabola esistenziale di Hank). Nondimeno, se non si hanno pretese di coinvolgimento estremo, di guizzi artistici o di profonde riflessioni, è una pellicola che sa fare degnamente il proprio compito di intrattenimento. Ah, forse la gatta, bravissima e carismatica, vale il prezzo del biglietto.
🎬 UNA SCOMODA CIRCOSTANZA
🏷 in sala dal 27 agosto con Sony Pictures Italia
🎥 diretto da Darren Aronofsky