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KPop Demon Hunters: recensione

KPOP_Demon Hunters_poster

Sony Pictures Animation ha colpito di nuovo. Dopo quell’opera mastodontica di Spider-Man: Across the Spider-Verse, viene partorita una nuova IP che sembra uscita fuori quasi per caso. In realtà, la sua produzione è stata annunciata nel 2021, ma negli anni questa notizia cade un po’ nel dimenticatoio, fino a un mese prima dell’uscita del film, quando il trailer scatena un gran chiacchiericcio sul web.

Nessuno si aspettava un successo del genere, un clamore così forte da portare Kpop Demon Hunters a diventare il film d’animazione più visto di Netflix. Ammetto che, pur rimanendo un fedele bimbo di Nimona, questo primato è più che meritato.

Kpop Demon Hunters è divertente, catchy, coinvolgente ed emozionante, ricordando a tutti la forza dell’animazione come medium. Il film ha un target ben preciso, ma grazie alla sua freschezza riesce a essere apprezzato e adatto a persone di qualsiasi età. Il suo successo, infatti, non deriva da una campagna marketing assillante, ma piuttosto dalla sana e sempre efficace tecnica del passaparola. E poi, chi non ha mai sentito almeno una volta quei banger di Golden o Soda Pop?

KPop Demon Hunters: la trama

La trama ruota ritorna intorno al trio delle Huntrix, delle kpop idol che con la loro musica proteggono il mondo dai demoni. Con l’arrivo di una boyband di demoni, intenzionati a rubare le anime dei fan, le tre sono costrette a scontrarsi con loro per salvare il mondo.

Rumi, Zoey e Mira sono una ventata d’aria fresca nella rappresentazione di personaggi femminili forti: sono toste, combattono come vere guerriere, ma allo stesso tempo curano il loro aspetto, con i loro look mozzafiato, sanno essere estremamente sciocche ma allo stesso tempo mature. Insomma, sono un trio di amiche verosimili, in cui ci si può rispecchiare facilmente.

Il cuore del film è indubbiamente la loro amicizia e il tema principale ruota intorno all’accettazione di sé. Senza cadere negli spoiler, il conflitto principale che la protagonista deve affrontare riguarda proprio una parte di sé che ha sempre soppresso, di cui prova vergogna; ma il messaggio del film è chiaro: c’è della bellezza anche nelle imperfezioni e nelle cicatrici che ci portiamo addosso.

KPop Demon Hunters: forse una serie tv?

Per carità, dei difetti ci sono. L’intero concept risulta più adatto a una serie tv, motivo per cui non stupisce che i fan chiedano a gran voce un rilancio delle Huntrix in un intero franchise dedicato a loro. Alcuni passaggi di trama sono troppo rapidi, soprattutto verso il finale, indice del fatto che sono stati fatti dei tagli, probabilmente per motivi di budget.

Al di là della trama, però, le due punte di diamante sono lo stile d’animazione e, ovviamente, le canzoni. Il 3D del film è fluido, rendendo alle perfezioni le complesse scene d’azione e le varie coreografie nelle performance delle canzoni. Il tutto è contaminato con espressioni e sequenza buffe tipiche degli anime in 2D, che donano al film un carattere peculiare che si adatta al mood generale. Le canzoni e il doppiaggio sono senza ombra di dubbio perfetti. Non solo il comparto produttivo e tecnico è da lasciare a bocca aperta, ma ogni canzone riflette perfettamente lo stato emotivo dei personaggi, non è mai fine a se stessa ma invece risulta essenziale nella narrazione, incorporando in sé colpi di scena o grossi plot point.

Dulcis in fundo, è bellissimo constatare come il film sia intriso di riferimenti e citazioni alla cultura coreana. Si prende dai kdrama, dalle fanbase dei gruppi kpop, passando ad accenni di critiche velate alle strette regole a cui gli idol sono costretti e persino dal folklore. Basti pensare al mondo dei demoni, dai loro design al vestiario dei Saja Boys in Your Idol, fino ad arrivare all’adorabile tigre: niente è lasciato al caso. Insomma, Kpop Demon Hunters è assolutamente un film da recuperare.

🎬 KPOP DEMON HUNTERS
🎥 diretto da Maggie Kang e Chris Applehans
🏷 in streaming su Netflix

Autore

  • Fabio Perrone

    Fabio Perrone nasce in Germania, cresce a Reggio Emilia e vive a Roma: avrà finito di spostarsi verso sud? A sei anni guarda per la prima volta Avatar: The Last Airbender che segna l’inizio della sua ossessione per le serie tv e l’animazione.   Questa fissa lo porta a laurearsi in Arti e Scienze dello spettacolo alla Sapienza, per poi decidere di inseguire il suo sogno di diventare uno sceneggiatore. Frequenta quindi la Scuola Leo Benvenuti e poi il Corso Executive di Scrittura per l’Animazione Internazionale della Civica Luchino Visconti.   Nel suo tempo libero scrive progetti di serie tv e film firmandosi con il cognome di sua madre, Velardi, che lo portano a partecipare a diversi pitch contest in giro per l’Italia.   I suoi padri spirituali sono Lynch, Anno e Scola ed è convinto che, se un giorno riuscisse a scrivere qualcosa di anche vagamente simile alla penna di Phoebe Waller-Bridge potrebbe morire felice.

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Data pubblicazione: 08/17/2025
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