DIECI CAPODANNI
creata da Rodrigo Sorogoyen, Sara Cano e Paula Fabra
Chi l’avrebbe mai detto che il racconto di una storia d’amore come tante si sarebbe imposta come una delle serie dell’anno? Unico indizio del potenziale successo il nome dello spagnolo Rodrigo Sorogoyen, tra i registi europei degli ultimi tempi, in grado di stupire tanto nel dramma quanto nel thriller.
Semplice ma intrigante l’idea alla base: osservare le alterne vicende sentimentali di due trentenni, sino a#recensionisenzaimpegon tenni, sempre nel giorno di Capodanno. Unico filo conduttore dei 10 episodi, ambientati dal 2015 al 2024, il compleanno di Oscar il 31 dicembre e quello di Ana il 1 gennaio.
Sono due personaggi come molti quelli interpretati magistralmente da Iria del Rio e Francesco Carril, attori che rappresentano il vero valore aggiunto di un progetto seriale che riprende l’ossessione per il passaggio del tempo di Richard Linklater e la felicità e la naturalezza dei dialoghi di Eric Rohmer.
Sorogoyen e la sua squadra portano sul piccolo schermo il fluire della vita con tutti i dolori e le gioie del caso, in primis delineando enormi ellissi tra un episodio e l’altro e lasciando che siano le interazioni tra i personaggi a colmare (parzialmente) i buchi. Anche perché questi stralci di esistenza, messi in scena in modo inventivo da una regia mai appariscente – neanche nel lungo piano sequenza finale, si focalizzano principalmente sulla lenta maturazione di Oscar e Ana e su coloro che li circondano, siano colleghi, amici o le due famiglie.
Tra le pieghe della serie, quasi in modo indiretto, il racconto di una società frammentata e di una generazione precaria ma combattiva, nonché di una coppia che si impara ad amare con pregi e difetti resi credibili da una scrittura raffinata nella propria apparente semplicità, e che è invece frutto di un incredibile lavoro di lima, da cui è arduo staccarsi quando si giunge al potentissimo finale.