Il tema della nuova puntata settimanale del telefilm cinematografico Marvel è: solitudine e depressione! Thunderbolts*, che il marketing aveva promosso come una versione arrabbiata, cupa e introspettiva degli Avengers, a base di di antieroi e perdenti, è infatti un timido tentativo di rinnovamento di un franchise ormai talmente elefantiaco da essere quasi inamovibile.
Ben venga la trattazione della salute mentale, anche nella maniera leggera e leggermente pretestuosa del cinema popolare, se serve a qualcosa. Il modo in cui è sviluppata l’idea, però, nonostante il gran ciarlare di traumi o rimorsi, è sempre uno scambio di battute a effetto privo di peso emotivo e reali conseguenze che si risolve con… un abbraccio.
Più pressante invece la necessità tutta produttiva della creazione di un nuovo gruppo di eroi – nello specifico Red Guardian, Yelena, Ghost, U.S. Agent. Peccato che, in linea col film, Florence Pugh e David Harbour a parte, il resto del cast abbia un carisma e una presenza molto limitata e non lasci il segno. Forse la sola Julia Louis Dreyfus, nei panni della villain Valentina Allegra, ha capito come divertirsi donando però una sfumatura inedita al suo personaggio, manipolatorio a fin di bene.
E il resto di questo film, che tratta della solita minaccia potentissima che si sgonfia come neve al sole? L’ennesima fotografia anonima e piatta, al servizio di una regia funzionale – opera del carneade Jake Schreier – che se fa il suo nelle scene drammatiche alza le mani rispetto alle (poche) sequenze action, davvero poco memorabili e generiche.
L’impressione ormai è quella di un cinema industriale assemblato in catena di montaggio, che anche dove vorrebbe sovvertire con le armi del maledettismo, dell’ironia spiazzante e del cinismo, si scontra con la necessità di essere un tassello di un quadro più ampio che trova un vero senso – e una qualità sufficiente – solo nei crossover che concludono le “fasi”. Se qualcuno è ancora capace di stupirsi per tradimenti, redenzioni e scontri morali impalpabili alziamo le mani, ma propenderemmo per la diagnosi di una sindrome di Stoccolma.
Thunderbolts* aspira a essere complesso, profondo, coinvolgente, eccitante e divertente (ecco forse l’ironia è l’aspetto meglio riuscito), popolare ma con un guizzo autoriale. Si accontenta però di lambire la superficie, non è un fallimento ma nulla gli riesce particolarmente bene.
⚡️ THUNDERBOLTS*
🎥 diretto da Jake Schreier
🎞 in sala dal 30 aprile