Cosa rimane di te quando ciò che credevi reale si dissolve nel nulla in un istante e quello in cui credevi esiste solo nella tua testa? Cosa rimane di Shelly Gardner, se il suo spettacolo chiude i battenti e tra le mani non le rimane nulla, non gli amori della gioventù, né la figlia che non ha potuto crescere per perseguire i suoi sogni (infranti)?
Dalle ceneri, a volte, può risorgere una fenice: ma perché ci sia una resurrezione è necessario che qualcosa prima muoia. E se quello in cui hai sempre creduto in realtà non è mai esistito, di quelle ceneri non resta altro che un mucchio fumoso e polveroso di desolante solitudine.
Ultima fatica di Gia Coppola, nipote e pronipote d’arte, The Last Showgirl è il ritratto perfetto di una società affetta da un Dunning-Kruger ormai impossibile da debellare, in cui ci percepiamo talmente al di sopra delle nostre possibilità da non riuscire più a distinguere la realtà dalla finzione, i valori reali dalla vacuità, il talento dalla circostanza.
Pamela Anderson è Shelly Gardner, nel pieno della sua bellezza malinconica e a tratti tragica. Jamie Lee Curtis, invece, è Annette, traghettatrice di anime in pena in un mondo fatto di spettacolo – e spettacolarizzazione dei sentimenti. Insieme sono fiore all’occhiello di un film che ci racconta come la realtà a volte sia così dolorosa da spingerci a costruirci una vita parallela, fatta di paillettes e piume di struzzo – ma pur sempre immaginaria.
a cura di Luna Saracino