In Nosferatu Eggers rimette in scena la storia di Dracula/Orlok con un’insolita fedeltà alla trama e un evidente desiderio di piegarla a ossessioni e stile propri, con un risultato tanto affascinante quanto altalenante.
Della storia, arcinota, colpiscono alcuni dettagli originali: il Conte e l’oggetto del suo desiderio non sono vittima e carnefice ma quasi due amanti avvinti da una pulsione sia sessuale che di morte; allo stesso tempo il vampiro (lontano dall’immaginario cristiano e vicino al folklore romeno), parrebbe pura forza corruttrice, quasi incarnazione della peste; infine un certo spazio è dato allo scontro tra una ragione incapace di accettare il Male e un’irrazionalità che, pur salvifica, è anche autodistruttiva.
Purtroppo solo il legame Orlok/Hellen è ben esplorato, fino a una conclusione potentissima da miniatura medievale, mentre tutto il resto pare assai vago e meno centrato, come d’altronde non troppo incisivi paiono i personaggi secondari. Allo stesso modo, come ormai accade sempre più spesso, a una prima parte entusiasmante e a una conclusione intrigante non segue uno svolgimento all’altezza, privo di guizzi reali.
Eccellente, e non poteva essere altrimenti, la confezione del film. Impossibile non citare l’effetto notte allucinato di Jarin Blaschke, l’impeccabile impalcatura scenografica, il montaggio avvolgente di Louise Ford, ma soprattutto rimarrà nella storia l’orrore assoluto sprigionato da questa versione del Conte, in primis per l’ambiente sonoro cavernoso e demoniaco che lo abita.
Lascia invece l’amaro in bocca la differenza tra le interpretazioni: se Skarsgard è perfetto, aiutato da un trucco impeccabile e sorprendente, la giovane Depp possiede sì il giusto carisma ma non la maturità espressiva necessaria per alcuni passaggi psicologici delicati; se Dafoe gigioneggia con gusto e il terrore di Nicholas Hoult è palpabile, Taylor-Johnson è assolutamente fuori parte.
Nosferatu, nonostante incertezze e indecisioni, rimane in ogni caso uno degli horror della stagione che andrà visto più volte per essere apprezzato appieno.