NOI E LORO
diretto da Delphine & Muriel Coulin
Una grande qualità del cinema francese rispetto a quello italiano è la cura con cui sono prodotti anche film come questo Noi e loro (in originane Jouer avec le feu), forse fin troppo generosamente presentato in concorso a Venezia, dove il solito maiuscolo Vincent Lindon ha conquistato la Coppa Volpi.
L’opera delle sorelle Coulin, già autrici dell’interessante 17 ragazze, forse non mira altissimo ma è un racconto molto attento del divario generazionale tra padri e figli all’interno di un vuoto sociopolitico riempito da ideologie e movimenti estremi.
Lindon infatti interpreta Pierre, padre vedovo dei due adolescenti Louis e Fus, che prova a seguire con affetto e partecipazione. Se il primo pare destinato a una carriera accademica a Parigi – ci troviamo nel paesino di Villerupt, di immigrazione italiana e confinante col Lussemburgo – l’altro sembra privo di una direzione, almeno fino a che non si avvicina a un gruppo locale di destra estrema. Pierre, che invece ha militato in passato nello schieramento diametralmente opposto (lavora in ferrovia) cerca di recuperare il rapporto con Fus prima che sia troppo tardi.
Noi e loro è un film che riesce anche a commuovere, sicuramente grazie all’eccezionale Lindon, quando si sofferma sulle dinamiche famigliari: i tre personaggi sono ben tratteggiati e memorabili, senza scadere mai nello stereotipo, anzi non risparmiando loro contraddizioni e incoerenze.
Quella dipinta dalle Coulin è una famiglia molto unita, dove scorre un amore sotterraneo anche nelle situazioni più tragiche, dilaniata da un allontanamento e dalla fascinazione di un’ideologia che per quanto violenta offre a Fus un senso e un’appartenenza, quando davanti a sé si stende un futuro incolore e incerto.
Se il discorso politico di Noi e loro è allora chiaro, è anche reso meno convincente dalla genericità con cui sono caratterizzate le nuove idee di Fus. Un fattore che limita il valore intellegguale del film, che comunque ha un esito emotivo di grande impatto.