Terzo capitolo della trilogia delle “principesse tristi” di Pablo Larrain, dedicate a donne famose, o di potere, osservate in un momento di crisi della propria esistenza e intrappolate da aspettative, convenzioni, pressioni sociali o, come in questo caso, schiacciate dal peso del passato e da un talento enorme.
Purtroppo la pellicola dedicata alla soprano Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos, in arte La Callas, manca completamente il bersaglio, prefigurandosi davvero come un lavoro su commissione esangue, privo di vita e di un senso compiuto, se non quello della celebrazione di un’artista già ampiamente osannata. Come tipico del format biopic, assistiamo all’ultima settimana di vita della cantante, interpretata da una Angelina Jolie sicuramente dedita e intensa, ma piagata da tic stereotipici e da una mancanza di carisma evidente rispetto al modello.
Se Larrain si diverte con una fotografia caricata, interni lussuosi, coreografie giustamente magniloquenti (e un b/n inutile), la sceneggiatura di uno Steven Knight ai minimi storici affastella una serie di pessime idee sconclusionate che vanno dall’autobiografia immaginaria, alle allucinazioni date dagli psicofarmaci fino a un personaggio che incarna proprio un antidepressivo.
Dispiace invece vedere due bravi Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher sprecati in ruoli anche interessanti, i due servitori devoti di una padrona tanto scostante quanto riconoscente, ma questo amarcord – best of della Callas pare un compitino compilativo che tocca amore traumi, liti famigliari, tentativi di rentrée, rimpianti in modo sì scolastico eppur goffo e pedestre.
Ma soprattutto Maria fallisce nel rendere interessante un personaggio, la sua storia e la sua arte, per chiunque non sia un melomane o un fan della Casta Diva, scavandosi la fossa dell’omaggio di prestigio destinato a un facilissimo oblio. Rimane infine il rammarico di non aver potuto assistere alla nascita di un Larrain-verse, dato che Jackie Kennedy rimane fuori scena!
🎬 MARIA
🎥 diretto da Pablo Larrain