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Il monologo della speziale: recensione

il monologo della speziale recensione

In un panorama affollato di anime stagionali, pochi titoli riescono a farsi strada con l’eleganza silenziosa ma inesorabile de Il monologo della speziale (titolo originale: Kusuriya no Hitorigoto), gioiello d’animazione nato dalla penna affilata di Natsu Hyūga e illustrato con grazia da Touko Shino.

Originariamente pubblicato come web novel nel 2011, il racconto ha scalato le classifiche editoriali fino a diventare una delle light novel più apprezzate in Giappone.

Oggi, grazie alla produzione di TOHO Animation Studio e OLM, il suo adattamento anime si è imposto come un piccolo caso editoriale, complice un passaparola entusiasta che ha acceso i riflettori su un’opera raffinata e fuori dagli schemi.

La prima stagione dell’anime è già disponibile su Crunchyroll, mentre dal 1° aprile 2025 approderà anche su Netflix, promettendo di conquistare un pubblico ancora più ampio.

Al centro di questa intrigante vicenda troviamo Maomao, una giovane donna cresciuta nel quartiere a luci rosse della capitale imperiale, con una passione quantomeno singolare: i veleni.

Chimica, farmacologia e medicina tradizionale non sono per lei semplice erudizione, ma strumenti di conoscenza e, spesso, di sopravvivenza. Trascinata suo malgrado all’interno del ginepraio della corte dell’imperatore, Maomao si ritrova a sciogliere misteri, decifrare intrighi e destreggiarsi con straordinaria lucidità in un microcosmo dominato da apparenze, potere e rivalità.

Maomao è un personaggio straordinario. Immaginate un incrocio fra la mente analitica del Dottor House e l’intuito investigativo della Signora in Giallo, ma trasportati nella Cina imperiale, tra broccati, eunuchi e concubine. A renderla davvero unica, però, non è solo la sua intelligenza, ma la sua capacità di esistere al di fuori delle aspettative di genere: osservatrice ironica e talvolta dissacrante, non cerca approvazione né gloria, ma è semplicemente se stessa: competente, diretta, spesso cinica, e incredibilmente umana.

In un contesto profondamente maschilista, dove le donne sono spesso ridotte a pedine nelle mani del potere, Maomao rappresenta una figura dirompente: astuta, indipendente, ironica e profondamente empatica, riesce a sopravvivere – e spesso a prevalere – non per bellezza o adulazione, ma per competenza e agency.

Quest’ultimo concetto, tanto caro ai gender studies, indica la capacità di agire autonomamente, prendere decisioni, cambiare il proprio destino. Maomao lo incarna perfettamente, senza bisogno di proclami: semplicemente, agisce. E, nel farlo, sovverte le regole del gioco.

Un altro aspetto affascinante della serie è la sua velata ma potente carica femminista: pur ambientata in un mondo in cui le donne sono rigidamente inquadrate nei ruoli di concubine, serve, madri o oggetti di desiderio, la narrazione offre uno sguardo femminile (o per meglio dire, female gaze) che scardina il patriarcato senza frontalità, ma con chirurgica precisione.

Maomao, infatti, spesso favorisce la solidarietà femminile in un ambiente che sembrerebbe progettato per mettere le donne l’una contro l’altra. E lo fa con intelligenza, dedizione, e una sorprendente etica del prendersi cura.

Il suo rapporto con Jinshi – l’androgino e affascinante ufficiale imperiale – rievoca alla lontana le dinamiche emotivamente complesse tra Maya e Masumi ne La maschera di vetro.

Ma laddove Maya cercava approvazione e consacrazione artistica, Maomao non cede mai il controllo del proprio io, e Jinshi, ben lungi dall’essere un pigmalione, è piuttosto un interlocutore enigmatico che più di una volta si trova a dover rincorrere l’insondabile mente della speziale.

L’opera, pur con venature shōjo, si inquadra più propriamente nel mistery drama: ogni episodio è un enigma clinico, un crimine da svelare, un tassello da comporre nel mosaico intricato della corte.

Sul piano tecnico, l’anime è una festa per gli occhi e le orecchie. Le animazioni sono fluide, i colori brillanti e carichi di sfumature, quasi a evocare un sontuoso bouquet di fiori officinali, metafora perfetta per l’identità stessa di Maomao: un miscuglio di bellezza, conoscenza e potenziale terapeutico… o velenoso.

Le musiche, firmate da Satoru Kōsaki (già noto per Bakemonogatari e Beastars), accompagnano le atmosfere con discrezione e profondità, sottolineando l’intreccio tra mistero e malinconia

“Il monologo della speziale” è molto più di un racconto storico o un giallo imperiale: è una celebrazione della curiosità intellettuale, dell’indipendenza e della forza silenziosa delle donne. Un’opera che conquista senza urlare, che incanta senza ammaliare, che insegna senza predicare.

Da non perdere. Come una tisana dall’aroma inaspettato, saprà sorprendervi, curarvi… e forse, avvelenarvi un po’!

a cura di Luigi Tranchina

Autore

  • Luigi Tranchina

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Data pubblicazione: 03/24/2025
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Tag

animazione

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