• Home
  • Chi siamo
  • Podcast
    • Episodi
      • Stagione 5
      • Stagione 4
      • Stagione 3
      • Stagione 2
      • Stagione 1
    • Morsi
    • Speciali
  • Recensioni
    • Film
    • Serie tv
  • Rubriche
    • Editoriali
    • Behind the Scene

I Believe in Werner Herzog: una lettera d’amore

i believe in werner herzog

Cosa si può ancora raccontare su Werner Herzog?

Che si è gettato su un campo di cactus, che ha mangiato una sua scarpa, che ha marciato a piedi da Monaco a Parigi, che ha minacciato di morte uno dei suoi “miglior nemici”, che ha falsificato permessi, che ha rischiato più volte la prigione e la morte, tutto questo, e altro, per il suo amore, il cinema.

Quest’anno il regista all’82ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia riceverà dalle mani di Francis Ford Coppola (il quale ha detto che una delle ispirazioni per “Apocalypse Now” fu proprio” Aguirre furore di Dio”) il Leone d’Oro Alla Carriera. Per alcuni troppo tardi, per altri troppo presto. Alla notizia lo stesso bavarese ha commentato che lui non sta per morire, anzi continuerà a fare cinema.

werner herzog leone d'oro

E’, infatti, del futuro che Herzog ci parla sempre anche quando racconta del passato. O dello stesso presente. Sembra una frase fatta, ma per lui la semplicità, nell’ispirazione della complessità, è sempre stata la chiave di tutto, soprattutto quando invitava i giovani registi non a seguire scuole di cinema (e la sua nonscuola ne è un esempio) ma a rubare l’attrezzatura.

Werner Herzog non è Indiana Jones, non è un eroe, è il contrario, un profondo intellettuale ed essere umano, che cerca in ogni modo di raccontare e mostrare, non dimostrare. Nella sfida verso la conquista dell’inutile, personaggi che potremmo definire estremi, ai margini, ma proprio per questo i migliori esponenti della nostra società, soprattutto quella che definiremo occidentale.

Lo sguardo verso il futuro nel suo cinema è totalmente politico anche perché non moraleggiante; la natura non è cattiva, né buona: è amorale, e per questo non condannabile ma nemmeno da esaltare. Nei suoi documentari, con il suo sguardo mai al di sopra delle parti, Herzog riesce a condannare il potere occidentale colonialista tra fuochi nel deserto e bambini soldato, la follia della pena di morte, e nello stesso tempo affascinarci sulle nuove tecnologie e sulle religioni, prendendo anche in giro l’uso stesso del documentario beffando gli spettatori su un lago ghiacciato.

Giocando con il metacinema, non definendo più confini veri tra realtà e fantasia, anche nei film degli ultimi anni: una tragedia americana prodotta da David Lynch, che è per sua stessa definizione “per il 70% di pura fantasia”, diventa specchio degli USA come lo Strozek-Kaspar Hauser, più vera del reale (“My Son, My Son, What Have Ye Done“); un biopic che sembrava all’epoca dell’uscita un addomesticamento hollywoodiano sulla regina del deserto, è senza dubbio, rivedendolo oggi, uno dei film più femministi e anticoloniali degli ultimi anni (“Queen of the Desert“); una storia su una famiglia giapponese non solo omaggia Ozu ma ribalta la sua finzione (“Family Romance, LLC“).

family romance llc

Anche verso gli spettatori Herzog ha avuto sempre uno sguardo beffardo, ironico, soprattutto prendendo in giro sé stesso (“Incident in Loch Ness” di Zack Penn è uno dei più divertenti esempi). Delle aspettative non ne ha mai sentito il bisogno, anche se io, come in tanti di noi, aspettiamo il futuro ancora herzoghiano delle sue prossime opere come il documentario che presenterà a Venezia, “Ghost Elephants”, sulla ricerca, e quindi ossessione, degli elefanti fantasma, specie forse non estinta dell’Africa Occidentale; e “Bucking Fastard”, film con le sorelle Kate e Rooney Mara che interpreteranno due gemelle, Jean e Joan Holbrooke, opera ispirata alla storia di cronaca delle gemelle Chaplin.

Si potrebbe scriverne ancora e ancora, ma vorrei chiudere questa lettera d’amore, proprio con le parole dette da Werner Herzog a proposito di questa sua ultima opera in uscita, ancora futura perché proiettata sempre in avanti, che si può definire una lezione del suo cinema e quindi della sua filosofia: “Bucking Fastard è un film che, per me, completa un cerchio in un trittico operistico con i miei film precedenti, Fitzcarraldo e Grizzly Man. Non possiamo vedere il mondo come lo vedono Jean e Joan Holbrooke, ma vediamo come il mondo reagisce a loro: attraverso i tribunali e la stampa, attraverso coloro che vogliono aiutarle e coloro che vogliono sfruttarle, attraverso gli occhi delle bestie, sia addomesticate che selvagge, e persino attraverso i loro stessi echi nel cuore della terra”.

Autore

  • Franco Diana

    Franco Diana nato a Napoli nel lontano 1987, vorrebbe mettere una citazione sul cinema, ma sono già state prese tutte, al massimo può dire che è appassionato di film, di libri, di musica, del Napoli e quindi tutto ciò che riguarda il mondo dell'arte.

    Visualizza tutti gli articoli
Data pubblicazione: 08/28/2025
Articolo precedente
Una scomoda circostanza: recensione

Tag

werner herzog

Latest

una scomoda circostanza recensione

Una scomoda circostanza: recensione

1 giorno fa

I Roses recensione

1 settimana fa
io sono nessuno 2 recensione

Io sono nessuno 2: recensione

1 settimana fa
warfare poster

Warfare: recensione

1 settimana fa
KPOP_Demon Hunters_poster

KPop Demon Hunters: recensione

2 settimane fa
nonostante recensione poster

Nonostante: recensione

3 settimane fa
P&P
YouTube
spotify
Facebook
Instagram
TikTok
Twitch

© Popcorn & Podcast by HypeCommunications

  • Home
  • Contatti
  • Chi siamo
  • Privacy Policy