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Heretic: recensione

heretic recensione film

HERETIC
diretto da Scott Beck e Bryan Woods

Cosa lega il cristianesimo al Monopoly o a Creep dei Radiohead?

È quello che cercano di svelarci i registi e sceneggiatori Scott Beck e Bryan Woods attraverso la voce sommessa, le espressioni comiche – e per questo inquietanti – di un ispiratissimo Hugh Grant, nei panni del Signor Reed, un teologo che dopo anni di studi sulle religioni esistenti sulla Terra ha trovato la verità, l’unica vera, autentica religione.

Le malcapitate allieve, le Sorelle Barnes (Sophie Thatcher) e Paxton (Chloe East), si ritrovano così davanti ad un lord inglese, ospite apparentemente perfetto che le condurrà però in un gioco sadico e terrificante per mettere a dura prova le loro convinzioni e fede.

Il concept interessante, il fascino del “one set movie”, i richiami a cult come “Saw” o “The Ring” e dialoghi tarantiniani sono delle ottime premesse, poi poco mantenute: è il dramma del terzo atto, del rilancio ostinato quando parti da una prima parte in cui hai dato tutto.

La tensione c’è, sviluppata più con lunghe sospensioni temporali di gesti semplici come aprire una porta, la claustrofobia pure, ma se voleva essere un horror allora il film cade nel grossolano scivolone del classico mostro in decomposizione che compare alle spalle del protagonista già impaurito, insieme all’immancabile archettata di violino a tutto volume.

Il film non riesce ad uscire dal cliché del personaggio religioso, sciocco, confuso, ingenuo e bigotto. Sarebbe stato bello vedere una boxata a due (in questo caso a tre) alla pari, a colpi di teologia e confronto. E invece abbiamo due Sorelle che finiscono in balia dell’ossessione secolare.

I due autori cercano pure di sferzare con un colpo di coda finale, ma è una soluzione che cade un po’ nel romantico e non riesce a promuovere le due protagoniste.

Nell’insieme però è un film godibile con un Grant, come detto, davvero eccezionale nei panni del cattivo e che, più che interrogarci sulla veridicità della fede o meno, ci fa chiedere perché non l’abbia fatto prima!

Autore

  • Sirio

    Nato in vitro dall'unione del seme di Edoardo Leo (per la bellezza) e di Martin Scorsese (sempre per somiglianza fisica, non per la bravura), all'età di 11 anni si offre di documentare la Prima Comunione della cugina e scopre solo alla fine che il tasto rec della telecamera non andava tenuto premuto e rilasciato solo alla fine. Risultato? Tutte scene di pavimenti e piedi e l'epifania di essere portato per la regia. Lauree, Master, Scuole di Regia, numero indefinito di produzioni, poi spot più seri e poi altri ancora più seri, lavora con Gabriele Muccino (di cui è nominativamente il pezzotto) e con Francesco Bruni. Vince 2 Nastri d'Argento (ma lui voleva quelli d'oro e quindi ci rimane male), un premio teatrale e pubblica una raccolta di racconti, prima di collaborare con la redazione cinematografica più figa del Paese. Ma tuttora la fatica più grande è quella di convincere la nonna che "sono un Creativo" non è "sono un Cretino" e che è un lavoro. Un lavoro vero

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Data pubblicazione: 02/27/2025
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