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Fuori: recensione

fuori recensione

“Ho sempre avuto fame di realtà. Anche quando era sporca, dolorosa, scandalosa”

Fuori di Mario Martone parte da un momento preciso: l’estate del 1980, quando Goliarda Sapienza esce dal carcere di Rebibbia. Attraverso flashback e frammenti, il film ricompone la figura di una scrittrice che ha vissuto e scritto controcorrente, fuori tempo, fuori norma.

Un’autrice dimenticata in vita, che non vide mai pubblicato L’arte della gioia — rifiutato nel ’76 e riscoperto solo nel 2008 in Italia — oggi considerato uno dei romanzi più significativi del Novecento, visionario e profondamente femminista.

Il film non segue un racconto lineare: si affida al ritmo dei ricordi, alle pause, agli incontri che lasciano traccia.

Valeria Golino restituisce una Goliarda sognante e concreta, con un’energia leggera ma persistente, come chi sta accanto alle cose e le osserva senza giudicarle. Una figura non ingombrante, ma presente. Insieme a lei, Matilda De Angelis ed Elodie danno corpo a un legame che nasce dentro al carcere e continua fuori, fatto di ascolto, conflitto e possibilità.

Il film non parla solo di una donna, ma di uno sguardo. Di un’idea di libertà che passa attraverso il corpo, l’arte, le relazioni. Il carcere non è solo un confine: è un luogo dove Goliarda incontra altri linguaggi, altre storie, e forse anche un’altra versione di sé.

Cos’è davvero il “fuori”? Un confine fisico, ma anche simbolico. Martone non dà risposte. Ma lascia che lo spettatore si muova tra i margini, dove spesso si trovano le verità più nette.

🎬 Fuori
🏷 in sala dal 22 maggio con 01Distribution
🌿 in concorso al Festival di Cannes 2025
🎥 Regia: Mario Martone

Autore

  • Federica Guzzon

    Scrivo, parlo, penso e vivo di cinema da anni, con una predilezione per l’animazione (soprattutto se firmata Laika), le storie grottesche e le inquadrature che spiazzano. Cambio colore di capelli ogni mese — technicolor permanente — ma non idea su cosa cerco in un film: stupore, regia che osa, montaggio che taglia dove non ti aspetti. I musical allegri mi fanno paura, le commedie troppo romantiche anche. L’amore è un’altra cosa, spesso queer, mai lineare. Vivo per le interviste: ogni ospite è un DLC narrativo da scoprire. Mi muovo tra comunicazione, promozione e critica, sempre con lo stesso obiettivo: raccontare storie, anche quando si mimetizzano tra le righe. Prendersi troppo sul serio? No grazie. Prendere sul serio il cinema? Sempre.

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Data pubblicazione: 05/23/2025
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Tag

cinema italianoelodiefestival di cannesmario martonematilde de angelisvaleria golino

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