La A24 è diventata la Asylum che ce l’ha fatta, e ci riferiamo sicuramente agli ultimi due film horror che ha portato al cinema, in particolar modo “Death of Unicorn” dell’esordiente ed ex produttore Alex Scharfman (l’altro è Opus).
Il film fa il suo dovere, divertire, e lo fa in maniera molto semplice, senza troppe pretese, tipico di un’opera che si lascia guardare ed esclamare “Bah, ci sta!”.
La pellicola è lontana anni luce dalla qualità dei film precedenti della A24, ma è sicuramente in linea con il mercato odierno, proponendo una storia sui generis che intrattiene il pubblico con gag e momenti di pura azione.
Il film parte bene, e all’inizio sembra essere un horror gradevole su unicorni assassini, privo di trama, anche se la sceneggiatura tenta di dare varie chiavi di lettura e interpretazioni agli eventi raccontati, senza riuscirci particolarmente bene.
Se il regista ha inserito una propria nota autoriale – un sottotesto di denuncia delle case farmaceutiche e dell’arroganza della classe più abbiente – il messaggio fa fatica a passare a causa delle tante, troppe, idee inserite a forza nella pellicola.
Il film non si fa aiutare nemmeno dal comparto attoriale, infatti se da una parte Jenna Ortega spicca più degli altri, Paul Rudd sembra interpretare sempre lo stesso personaggio, non scrollandosi mai davvero di dosso il suo Scott Lang/Ant Man.
Il minutaggio di 107 minuti inciampa in qualche errore di montaggio e continuity: noterete infatti verso il finale come ad un certo punto mentre è notte si passi improvvisamente alla piena luce del mezzogiorno. Vedere queste cose fa sempre molto male.
Insomma un film da debuttante con errori che non si riescono a perdonare, ma che si lascia guardare e di cui si può godere se non si cerca qualcosa da cinefilo incallito e raffinato.
🦄 DEATH OF A UNICORN
🎥 diretto da Alex Scharfman
🎞 in sala dal 10 aprile con I Wonder Pictures