In occasione dell’uscita in sala di The Brutalist, ricordiamo un film che fornisce un ritratto altrettanto cupo, violento e disperato degli Stati Uniti. Parliamo de Il petroliere di Paul Thomas Anderson, basato molto liberamente sul romanzo Oil!.
Fin dall’inizio il regista scrisse lo script per Daniel Day-Lewis nel ruolo del protagonista, e questi fu talmente preso da studiare la parlata degli industriali, imparare le tecniche di trivellazione del petrolio sul campo e mantenere il personaggio anche fuori dal set. Un comportamento che forse intimidì l’attore Kel O’Neill, che abbandonò dopo poco il set a favore di Paul Dano. Questi ebbe pochissimo tempo, solo 4 giorni, per prepararsi.
Per alcune scene fu usata la lente di da una macchina fotografica Pathé del 1910, modificata per adattarsi alla moderna cinepresa, con un effetto visivo particolare. Non tutti poi sanno che il film fu girato nello stesso periodo e nello stesso luogo di Non è un Paese per Vecchi, ovvero la cittadina di Marfa, nel Texas occidentale. La cosa creò qualche interferenza: per un esempio un giorno il film dei Coen fu interrotto perché i pozzi petroliferi dell’altro erano troppo attivi e il fumo nero visibile a km di distanza…
Non a caso la scena dell’esplosione del pozzo è stata ottenuta prevalentemente con effetti pratici e fu un vero incubo: l’esplosione che avrebbe dovuto spegnersi il primo giorno proseguì anche il successivo e la troupe dovette improvvisare per avere del materiale utilizzabile.
La sequenza finale è ambientata nella Greystone Mansion di Los Angeles, una dimora storica costruita nel 1928 dall’industriale del petrolio Edward Doheny come regalo per suo figlio: questi fu assassinato poco dopo essersi trasferito dal suo segretario personale. Inoltre la pista da bowling sotterranea non è ricostruita ma era già presente nella magione.