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Behind the Scene: E.T: L’extraterrestre (1982) di Steven Spielberg

behind the scene et extraterrestre

C’è un piccolo alieno che ha scaldato il cuore di grandi e bambini. Il suo nome è E.T. e oggi celebriamo il film di Steven Spielberg svelando qualche aneddoto poco noto.

La piccola Drew Barrymore, tra i protagonisti della pellicola uscita nel 1982, all’epoca aveva soli 6 anni ed era convinta che E.T. fosse reale: Spielberg per preservare l’autenticità delle sue reazioni, le lasciò credere ciò, dando luogo a improvvisazioni tanto caotiche quanto irresistibili.

Il regista pensò anche a un seguito con la sceneggiatrice Mathison, intitolato “E.T. 2: Nocturnal Fears,” in cui la creatura sarebbe tornata sulla Terra nel mezzo di un’invasione di alieni carnivori e in grado di paralizzare gli umani. L’idea venne scartata per non rovinare l’originale.

Inoltre il grande regista indiano Satyajit Ray avanzò accuse di plagio: negli anni ’60, aveva scritto una sceneggiatura intitolata The Alien, in cui un alieno atterra in un villaggio e stringe amicizia con un ragazzino. Ray cercò di produrre il film a Hollywood con Columbia Pictures, e lo script circolò per anni.

Il design di E.T. fu affidato al maestro Carlo Rambaldi, cui fu chiesto un aspetto “familiare ma alieno”, con le seguenti ispirazioni: Albert Einstein per lo sguardo, Ernest Hemingway per la fronte prominente, un carlino per il naso e una tartaruga per l’andamento lento e goffo.

E.T. si muoveva con un mix di animatronica e interpretazione umana: poteva essere animato da fino a 12 tecnici, ma molte sequenze vedono un ragazzo di 12 anni senza gambe, Matthew DeMeritt, indossare il costume per dare movimenti più naturali.

La base della voce fu quella di Pat Welsh, anziana e accanita fumatrice, cui il team di sound design ggiunse ronzii animali, respiri umani e suoni di fusa. Il cuore pulsante, invece, fu costruito usando fibre ottiche e gelatine rosse retroilluminate.

Altrettanto artigianale la scena delle biciclette che volano. Furono usati modelli in scala fissati a supporti invisibili, contro una retroproiezione di una luna gigantesca su uno sfondo nero, mossi frame per frame.

Autore

  • Alessio Cappuccio

    Alessio Cappuccio si è laureato in Letteratura Moderna presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi sulla trilogia dei colori di Krzysztof Kieslowski.

    Nel frattempo ha iniziato a scrivere sul portale di informazione web Blogosfere nella sezione spettacoli, per cui è stato anche inviato durante la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e la Festa del Cinema di Roma.

    Nel corso della sua carriera ha lavorato e collaborato con una serie di realtà editoriali come Leonardo.it, Triboo, Studentville, ScuolaZoo, Milano e Roma Weekend, Londra da vivere spaziando dalla politica al tempo libero, la scuola, le nuove tecnologie, con un occhio di riguardo al cinema, sua vera passione.

    Dopo un Master in Critica Giornalistica presso l'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, e una parentesi da videomaker, si è trasferito in pianta stabile a Roma, dove co-dirige Popcorn&Podcast, il più grande e autorevole podcast di cinema dell'universo.

    In genere non parla di sé in terza persona.

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Data pubblicazione: 05/11/2025
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