Si possono raccontare il fascismo e Benito Mussolini, oggi? E se sì come? La miniserie targata Sky M. il figlio del secolo risponde ZANG TUMB TUMB! Tratti dalla serie di romanzi “documentari” di Antonio Scurati, gli otto episodi diretti da Joe Wright prendono una direzione originale e precisissima: puntare i riflettori su Mussolini, raccontarne l’ascesa al potere sino all’inizio del Ventennio, renderlo un personaggio à la House of Cards, con tanto di sfondamento della quarta parete, usando un armamentario tecnico-registico-linguistico mai visto prima per una produzione televisiva italiana.
Dalle magniloquenti scenografie alla fotografia giocati sui toni del marrone e del seppia, con inserti in bianco e nero da cinegiornale, dalla recitazione di un Luca Marinelli clownesco, ai movimenti vorticosi e precisissimi della macchina da presa, passando per un montaggio frenetico e incalzante e una colonna sonora martellante e strepitosa (firmata metà Chemical Brothers), tutto in M grida eccitazione, godimento, assuefazione.
Joe Wright si avvale con furia futurista di mille soluzioni formali sempre differenti, quasi d’avanguardia in alcuni casi, per rendere appassionante la storia di un politicante male in arnese, sfrontato ma in fondo pavido, più fortunato che acuto, grande imbonitore pronto a cambiare casacca e opinione, teorico della violenza chirurgica ma in fondo desideroso di approvazione e amore.
Se qualcosa manca, in questa miniserie imperdibile ed epocale per il nostro Paese, è forse la Storia con la S maiuscola: poco chiaro il contesto, veloci le svolte, i tanti attori chiamati a incarnare personaggi e non figure storiche, M svela la sua natura di (altissimo) intrattenimento fallendo nel chiedersi i perché e illustrare i come, preferendo il monito, l’affabulazione e la denuncia della violenza fisica, psicologica e morale. Di questi tempi non è poco, ma si può anche dire sia abbastanza?
🎬 M IL FIGLIO DEL SECOLO
🎥 diretto da Joe Wright