“Donna, vita, libertà“. Lo slogan delle proteste per la morte di Masha Amini descrive in maniera impeccabile il tema di quest’opera, candidata agli Oscar come miglior film straniero. Pur essendo ambientato quasi solo all’interno di un appartamento, il coraggioso film di Mohammad Rasoulof è una fortissima denuncia sociale sul potere repressivo del governo iraniano.
Il microcosmo di una famiglia che rispecchia in modo chiaro e diretto il macrocosmo del paese. Un padre viene promosso come giudice istruttore. Due figlie assistono impotenti ai massacri del governo iraniano. Una madre prova a fare da ponte fra due generazioni e visioni del mondo così distanti. Sono questi gli ingranaggi che portano avanti la storia, creando dei meccanismi lenti ma efficaci per entrare nel dramma di questa famiglia.
Si avvisa che il film non si risparmia sulla crudezza degli eventi, mostrandone in maniera schietta la brutalità, sia fisica che psicologica. Seppur a volte il ritmo della trama risulta straniante, si gioca tutto sulla tensione. Questa cresce progressivamente, fino a portare lo spettatore col fiato sospeso al lungo finale.
La regia gioca un ruolo fondamentale in questo. Si riesce, infatti, a non far percepire la claustrofobia intrinseca del film, per poi richiamarla prepotentemente nei momenti più opportuni. La costrizione di girare in clandestinità crea una messa in scena particolare e di forte impatto. L’inserimento di video reali delle proteste, girate con i cellulari dei presenti, completa la coraggiosa operazione del regista e di tutta la troupe.
La trama riguarda il presente, ma il film vuole parlare di passato e di futuro: le nuove generazioni devono disarmare, resistere e difendersi per ottenere la libertà. Quando succederà, potranno scegliere se recuperare la ricchissima cultura iraniana, sepolta nella memoria collettiva. Solo così, si può creare un ponte fra passato e futuro.
🎬Il Seme del Fico Sacro
🎥 diretto da Mohammad Rasoulof