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Happy Holidays: recensione

happy holidays recensione film

L’ “infinitamente grande” delle galassie e l’ ”infinitamente piccolo” degli atomi seguono le stesse strutture e forze. Allo stesso modo accade nelle dinamiche sociali. E Happy Holidays sembra ribadire proprio questo concetto.

Nonostante narri vicende antecedenti al 7 Ottobre 2024, la pellicola di Scandar Copti (premio Orizzonti a Venezia alla miglior sceneggiatura e candidato anche per la sezione miglior film) racconta del conflitto più spinoso della storia contemporanea attraverso le vicende di una famiglia araba di Haifa, città israeliana dove la convivenza tra araba ed ebrei è ormai assodata.

Ma anziché puntare il dito della colpa contro l’una o l’altra parte, Copti mette in scena qualcosa di molto più profondo e intelligente: trova il pomo della discordia non nel confronto tra le due differenti culture bensì nel distruttivo corto circuito interno alle ideologie stesse (ma forse è meglio chiamarle dottrine); estremismi e integralismi che distruggono entrambe già interiormente creando un conflitto generazionale.

Non più arabi contro ebrei ma genitori arabi ed ebrei contro i propri figli, in una lotta tra la voglia di libertà e semplicità e le imposizioni precostituite. E così ci ritroviamo accanto all’arabo Rami costretto a risolvere i casini economici del padre e una gravidanza indesiderata con la sua ragazza ebrea Shirley, che a sua volta deve lottare con la sorella e il rifiuto di un figlio mezzosangue. O accanto a Frida, detta Fifi, la sorella di Rami costretta a dover rendere conto della propria libertà s3ssuale con la famiglia e il suo nuovo fidanzato.

La sceneggiatura, divisa in capitoli e non cronologica, permette un punto di vista plurimo che ci allontana dalla frettolosa semplificazione dei “buoni contro cattivi”. Il titolo, infine, sarcastico e pungente, dà la chiave di lettura a tutta la narrazione.

Se andate a vedere il film, scriveteci quale è secondo voi.

🎬 HAPPY HOLIDAYS
🏷 in sala dal 3 luglio con Universal
🎥 diretto da Gerard Johnstone

Autore

  • Sirio

    Nato in vitro dall'unione del seme di Edoardo Leo (per la bellezza) e di Martin Scorsese (sempre per somiglianza fisica, non per la bravura), all'età di 11 anni si offre di documentare la Prima Comunione della cugina e scopre solo alla fine che il tasto rec della telecamera non andava tenuto premuto e rilasciato solo alla fine. Risultato? Tutte scene di pavimenti e piedi e l'epifania di essere portato per la regia. Lauree, Master, Scuole di Regia, numero indefinito di produzioni, poi spot più seri e poi altri ancora più seri, lavora con Gabriele Muccino (di cui è nominativamente il pezzotto) e con Francesco Bruni. Vince 2 Nastri d'Argento (ma lui voleva quelli d'oro e quindi ci rimane male), un premio teatrale e pubblica una raccolta di racconti, prima di collaborare con la redazione cinematografica più figa del Paese. Ma tuttora la fatica più grande è quella di convincere la nonna che "sono un Creativo" non è "sono un Cretino" e che è un lavoro. Un lavoro vero

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Data pubblicazione: 07/02/2025
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