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In marcia coi lupi: recensione

in marcia coi lupi recensione

“In marcia coi lupi” è il nuovo documentario diretto da Jean-Michel Bertrand, terzo capitolo della trilogia iniziata con La Vallée des loups (2016) e La fabuleuse histoire du loup (2017). Il film prosegue la sua indagine appassionata e quasi “ossessiva” sui lupi, specie scomparsa dalle Alpi francesi e diventata protetta dal 1993.

Il viaggio di Bertrand è un’esplorazione profonda della difficile coesistenza tra l’uomo e la fauna selvatica, ostacolata da pregiudizi radicati in credenze e tradizioni che oggi appaiono superate. Il suo approccio è immersivo ma rispettoso: si muove in silenzio, quasi selvatico, lasciando il minimo impatto sull’ambiente.

Attraverso un monitoraggio paziente e costante, l’autore utilizza microcamere piazzate in punti strategici, documentando la presenza degli animali su una mappa analogica realizzata a mano, che dona al film un affascinante tocco retrò.

In questa solitaria ricerca Bertrand non è mai davvero solo, è accompagnato da tutte le creature che abitano questi ambienti straordinari, oltre che gli stessi lupi, tornati a ripopolare le zone da cui erano scomparsi dalla mano dell’uomo. Perciò il film racconta proprio le difficoltà che questi animali incontrano nel reclamare il loro habitat e nell’imparare a convivere con altre specie.

Tra osservazione scientifica e poesia visiva, il documentario racconta anche con un tocco di romanticismo non solo l’amore per la natura, ma anche la storia di una giovane coppia di lupi che si prepara a fondare un nuovo branco.

La voce di Bertrand guida lo spettatore in una riflessione intima e autentica sul valore della biodiversità, sulla fragilità dell’equilibrio naturale e sulla necessità urgente di ripensare il nostro rapporto con la natura.

🐺 IN MARCIA COI LUPI
🏷 in sala il 16, 17 e 18 giugno con Wanted Cinema
🎥 diretto da Jean-Michel Bertrand

Autore

  • Valentina Di Geronimo

    Quando ami il cinema, ne diventi parte, soprattutto se nasci e vivi a Roma. Ovunque passi trovi transennato o sò i lavori o semo noi che lavoramo. Quindi o cadevo in una buca o ne costruivo una finta per un film. Perché il cinema è sempre stato una costante nella mia vita, come anche scrivere pessime recensioni, ma io scrivo a sentimento, mica come Chat Gpt. Io il cinema lo vivo direttamente, sono un’artigiana, lavoro con diversi ruoli nell’ambito della scenografia e del costume, utilizzando ancora quelle dieci dita che sò le mano, altro che AI. Ma ferm* tutt*, l’amore incontenibile per cosa? Che domande la stop motion e l’animazione, il top del top nel cinema: non esiste ancora nulla di paragonabile per perfezione,.Chi mi conosce bene sa che è il mio mondo, la mia essenza, è dove sono perfettamente a mio agio, la mia comfort zone.

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Data pubblicazione: 06/16/2025
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Tag

documentario

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