La 2° stagione di Scissione ci ha dato più risposte che in passato, ma è proprio nelle nuove domande che si nasconde la sua forza. La serie continua a esplorare la scissione non solo come processo mentale, ma come riflessione sulla natura dell’esistenza: se potessimo essere un altro da noi, chi saremmo davvero?
Con il suo ritmo misurato e la sua attenzione maniacale ai dettagli, Scissione si conferma come una delle opere più affascinanti e inquietanti della TV contemporanea. È una critica al mondo del lavoro, alla società dell’efficienza, ma anche un’indagine sulla coscienza e sull’identità.
In un panorama televisivo dominato dalla velocità e dall’urgenza di sorprendere, questa serie ha scelto un’altra strada: costruire il proprio universo con un ritmo che sembra dilatato, ma che in realtà lavora costantemente per intrecciare fili invisibili, spingendoci a riflettere anche quando sembra non accadere nulla.
La regia di Ben Stiller è una scommessa rischiosa che si rivela vincente grazie al lavoro in sottrazione degli attori, come i protagonisti Adam Scott e Britt Lower ma non da meno John Turturro e Christopher Walken che si rivelano le vere sorprese, donando allo spettatore molto più con sguardi e parole non dette a voce
Ora che questa stagione è finita, la domanda è: abbiamo bisogno di un’altra per capire tutto, o il suo enigma è destinato a rimanere irrisolto? La quarta stagione in ogni caso è confermata ma intanto questo finale continuerà a lavorarci dentroe per chi vuole c’è molto da approfondire.
“La realtà d’oggi è destinata a scoprire l’illusione domani.” – Pirandello
a cura di Federica Guzzon