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Biancaneve: recensione

biancaneve recensione film

BIANCANEVE
diretto da Marc Webb

Bibbidi Bobbidi Bu… la magia della Disney non funziona più! Il live-action di Biancaneve del 2025, diretto da Marc Webb, tenta di rivisitare il classico del 1937, ma il risultato è un prodotto che lascia decisamente molto a desiderare.

Il cast vede Rachel Zegler nel ruolo di Biancaneve e Gal Gadot in quello della Regina Cattiva. Tuttavia, nonostante il talento degli attori, il film soffre di una sceneggiatura debole e di scelte narrative discutibili. La trama è inconsistente, piena di contraddizioni e situazioni senza senso. I personaggi risultano ingenui e privi di profondità, incapaci di suscitare empatia o interesse.

Già da qualche tempo Biancaneve e la Disney non sono più “la più bella del reame”. Mentre aumenta il successo degli anime, anche a dispetto delle serie tv americane, e i manga vendono più dei comics persino negli USA, produzioni come Frieren e Il monologo della speziale presentano protagoniste femminili decisamente più interessanti. Riproporre un’eroina degli anni ’40-’50, aggiornata per giunta secondo modelli ritenuti ancora moderni ma in realtà appartenenti ormai al periodo del cosiddetto Rinascimento Disney (anni ’90-2000), appare anacronistico.

Nel tentativo di rendere Biancaneve più progressista, il film si limita a eliminare gli elementi più datati, come dimostra la rimozione della canzone ‘Un dì il mio principe verrà’, senza ridefinire davvero il contesto. Serviva una riscrittura più profonda, che ridesse spessore anche al modello maschile. Qui accade, ma nel modo sbagliato: Jonathan, nonostante le umili origini, è un clone sbiadito di Flynn Rider, con il solito mix di sfacciataggine e sarcasmo da ‘bad boy redento’. Probabilmente una scelta suggerita dall’algoritmo, il quale avrà pure suggerito il riutilizzo della dinamica ‘battibeccare = dinamica romantica di successo’. Questo non è l’unico caso di riciclo: il film è un collage di elementi già visti, ma privi di anima e coesione.

Visivamente, il mix tra un’estetica iperrealistica e personaggi più stilizzati – come i sette nani (con Cucciolo che sembra Gollum) e gli animali della foresta dagli occhioni alla Bambi – genera un contrasto disturbante e innaturale.  Allo stesso modo, il realismo visivo entra in contrasto con la favola ingenua che cerca di raccontare. Vedere un intero popolo che canta e balla felice nella classica canzone d’apertura del film fa l’effetto di una folla sotto acidi.

Le polemiche che hanno accompagnato la produzione del film evidenziano come la storia si sia impantanata nel tentativo di soddisfare tutte le voci del web, finendo per non accontentare nessuno.

In conclusione, questo live-action di “Biancaneve” rappresenta probabilmente l’ultimo capitolo del filone “woke” della Disney, un compendio di tutto ciò che ha contribuito negativamente alla percezione di determinate idee progressiste verso un pubblico generalista. Essere inclusivi è importante, ma senza una sceneggiatura valida e uno sviluppo adeguato, il risultato è solo un esercizio di retorica e una strizzatina d’occhio a nuove fasce di consumatori, senza sostanza. Un’occasione mancata che farà la gioia di chi realizza podcast e video-critiche su YouTube, offrendo materiale di discussione per ore.

Questo film sarà un cult del trash o il simbolo definitivo della fine di un’epoca? Qualunque sia la risposta, resta una nota stonata in un coro che ormai suona sempre più fuori tempo.

a cura di Luigi Tranchina

Autore

  • Luigi Tranchina

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Data pubblicazione: 03/19/2025
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