In attesa del celebratissimo Here, ripercorriamo brevemente la storia di un classico della fantascienza diretto da Robert Zemeckis, regista che ha sempre portato avanti una sua precisa ricerca sugli effetti speciali e la loro applicazione.
Contact è tratto dal romanzo di Carl Sagan. astronomo, divulgatore scientifico e scrittore di fantascienza, e racconta la storia di Ellie Arroway (Jodie Foster), una scienziata che studia la rilevazione di segnali di vita extraterrestre fino a essere scelta per stabilire il primo contatto.
A creare gli effetti speciali del film ben otto aziende specializzate, tra cui Sony Pictures Imageworks (SPI), Weta Digital, Industrial Light & Magic (ILM), Warner Digital ed Effects Associates. Per il rendering CGI è stato utilizzato RenderMan di Pixar. In particolare, Weta Digital si è occupata della sequenza del wormhole.
Jodie Foster ha ammesso di aver avuto difficoltà con lo schermo blu, essendo la sua prima esperienza a riguardo: “Era una stanza blu. Pareti blu, soffitto blu. Era tutto blu, blu, blu. Ero posizionata su una piattaforma rotante, mentre la telecamera si muoveva su un braccio robotizzato.”
Il film utilizza filmati di repertorio dell’allora presidente Bill Clinton, modificati digitalmente per far sembrare che stesse parlando del contatto con alieni, soluzione adottata dopo il rifiuto di Sidney Poitier.
La scena iniziale è interamente generata al computer e segue dei segnali radio che partono dalla Terra e attraversano la Via Lattea sino allo spazio profondo per poi finire nell’iride della giovane Ellie. Ben 5 minuti, all’epoca la più lunga sequenza mai realizzata in CGI per un film live-action.
La scena più famosa è tuttavia quella in cui Ellie corre per prendere le medicine del padre, vista attraverso il riflesso di uno specchio: l’effetto, realizzato in finto piano sequenza, è composto da tre riprese diverse manipolate digitalmente. Effetti come illuminazione e disposizione degli oggetti danno l’impressione che sia tutto naturale e fluido, nonostante l’artificio evidente.